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italia primo-piano 10 Gen 2016

La Prima Repubblica

Uscito il 1 gennaio nelle sale ha ottenuto un successo incredibile, visto dai più commentato da molti e al centro di numerosi articoli su chi ci vede cosa; naturalmente parlo dell’ultimo Film di Luca Pasquale Medici (in arte Checco Zalone).

“Quo vado” questo il titolo di quello che sembra il tormentone di questo primo mese del 2016, al contrario di molti non ho intenzione di recensire il film né tanto meno di leggere significati intrinsechi e riferimenti più o meno evidenti su questa o quella situazione politica. L’argomento che invece intendo trattare è quello che fa da sfondo al film, quel tema simpaticamente messo in musica dallo stesso Zalone: LA PRIMA REPUBBLICA.

Sembra lontano il termine “prima Repubblica” soprattutto tra la maggioranza dei giovani che probabilmente conosce ben poco di questo periodo storico, purtroppo non trattato nei programmi scolastici; ma è poi davvero così lontana ?!

Basta fare un balzo indietro, scavalcare il ventennio berlusconiano (1994-2014) ed eccoci qui. Un sistema che inizia nel 1948 con l’entrata in vigore della nostra Costituzione e si chiude solo nel 1994 con il mutamento di quel sistema partitico che fino ad allora aveva dominato la scena politica.

Tre erano i principali schieramenti presenti nella detta “prima Repubblica”:

  • il PCI (Partito Comunista Italiano) perennemente all’opposizione fatta eccezione di tre anni di “governo d’unità nazionale” anche detto “governo della non sfiducia”;
  • Il PSI (Partito Socialista Italiano) legato ad un’ideologia di Sinistra (almeno così affermavano) ma più spesso “stampella” di molti governi di questo periodo, soprattutto di Centro che senza di esso non avrebbero mai avuto i numeri per governare;
  • la DC (Democrazia Cristiana) indiscusso partito dominante durante questi quasi cinquant’anni di storia politica italiana.

Cosa caratterizzava questo periodo storico-politico? Perché l’espressione “prima repubblica” è usata il più delle volte in termini dispregiativi? Come mai la canzone di Zalone la dipinge come un’epoca in cui tutto era possibile?

La risposta miei cari amici è una e semplice, due sole lettere DC.

Questa forza politica che dominò quello scenario politico insieme ad uno dei suoi maggiori esponenti: Giulio Andreotti.

La Democrazia Cristiana, più cristiana che democrazia, ebbe in quegli anni un dominio incontrastato e dopo l’omicidio di Moro la caduta verso il baratro fu accelerata notevolmente. In Italia DC diverrà sinonimo di voto di scambio, di favoritismi, di mafia non più contro la politica ma DENTRO la politica.

Ma da dove proveniva tutto questo consenso elettorale che gli conferì tanto potere?

L’analisi di questa questione è complessa ma sicuramente possiamo tracciare i punti cardine, i più ovvi. Una delle ragioni è sicuramente da riscontrare nell’attributo “CRISTIANA” che non era certo un semplice aggettivo buttato lì dal caso, i fondamenti di questo partito erano (a loro dire) del tutto cristiani e non c’è certo bisogno di ricordare che in Italia il cristianesimo fu abolito come religione di Sato ufficialmente solo nel 1984 con la revisione dei Patti Lateranensi. Gran parte dell’elettorato si rivedeva certamente nella sfera “cristiana” della DC largamente sponsorizzata dalla Chiesa e dai vari pontefici che consideravano “quasi” un peccato il voto non dato al partito centrista(fate la croce sulla croce). L’educazione cristiana, i buoni valori del cristianesimo issati come bandiera di questo partito furono dunque di notevole importanza per la raccolta di un ampio consenso, ma certamente non è possibile attribuire alla sola matrice religiosa cotanto successo negli anni.

Il dominio della DC fu incontrastato ma per quale motivo? Dove e chi erano i partiti alle opposizioni? Cosa stavano facendo mentre circa mezzo secolo veniva gestito quasi esclusivamente da una sola forza politica?

L’unica vera opposizione alla Dc venne fatta dal PCI che però non riuscì mai a raggiungere il governo, per motivi molto semplici. Oltre al contrasto (forte e potente) della Chiesa il partito comunista aveva legami con l’Unione Sovietica da cui aveva tratto le proprie origini e questo comprometteva (secondo molti) l’equilibrio internazionale che vedeva l’Italia inserita nella NATO e che in un’ipotesi di governo Comunista avrebbe distrutto quell’equilibrio che ancora andava delineandosi in campo mondiale. A nulla servì la leadership di Enrico Berlinguer e il famoso “Strappo da Mosca”, a nulla servirono le lettere tra il segretario del PCI e il Vescovo d’Ivrea, la comunità, soprattutto quella cattolica, vedeva nel PCI un mostro pericoloso, che se mai avesse preso il potere avrebbe distrutto questo nostro Paese.

“Se non puoi sconfiggerli, unisciti a loro” questa è la frase più ovvia che viene in mente pensando un partito di sinistra bloccato su più fronti, ed è proprio quello che il PCI cercò di fare, tutto ciò va inserito in un contesto più ampio e complesso: in un’Italia in cui le stragi erano all’ordine del giorno e i cittadini non si sentivano più protetti da quello Stato che avevo istituito più volte con lo stesso nome “DC”.

Berlinguer cercò quello che sarà definito poi “COMPROMESSO STORICO”, intraprese questa strada con quella Democrazia Cristiana leale ( per quanto la DC possa mai esserlo stata), fece questo accordo con l’area di sinistra della Dc rappresentata da un grande politico come Aldo Moro. Un patto che cercava di portare da un lato il Paese fuori da quella crisi socio-politica che era ormai esplosa e da quel clima di terrore tangibile nelle strade, e che certamente dall’altra parte inseriva il PCI in una fase di transito fuori dal caos, un partito che stava “aiutando” il governo democristiano (incapace di fronteggiare il tutto da solo) ad uscire dal baratro sperando che ciò aumentasse i consensi e riducesse la paura che gli italiani avevano del PCI; dimostrando finalmente al popolo che nessuno all’interno del partito di sinistra aveva intenzione di avvicinare l’Italia alla Russia né tanto meno di compromettere gli equilibri internazionali già poco stabili.

“CASO” volle che Moro fu rapito proprio nel giorno in cui il Parlamento era chiamato a dibattere sulla fiducia del nuovo governo Andreotti IV, lo stesso esecutivo che doveva sorreggersi sul compromesso DC-PCI.

Dopo la morte di Moro il compromesso fu sabotato dallo stesso Andreotti e il PCI garantì la non sfiducia al governo in quei 3 anni che furono detti di “unità nazionale”.

Qui si chiuse l’opposizione vera del Partito Comunista che nel 1984 con la scomparsa del suo leader implose velocemente.

(Naturalmente le situazioni e i processi storici sono molto più complessi di quanto scritto e servirebbero varie e lunghe disquisizioni per inquadrare realmente il quadro completo di quegli anni, questa è un’strema sintesi per arrivare ad una banale conclusione.)

La Dc fu dunque per l’Italia un periodo florido in cui tutti trovavano un lavoro, bastava qualche voto, anche senza qualifiche specifiche; del resto chi di noi può dire di non avere un genitore, uno zio o un cugino assunto durante quegli anni alle Poste, in ospedale piuttosto che in enti pubblici e semi-privati?!

Ma se questo dominio ha portato lavoro, condoni facili e tanto benessere sociale perché se ne parla poi così male?

Il discorso ancora una volta è complesso ma certamente le basi di una corruzione più alta rispetto ad altri Stati, una crisi che ha avuto maggior effetto in Italia rispetto ad altri Paesi, e la difficoltà a trovare un impiego sono IN PARTE (sarebbe ipocrita attribuire la colpa di un tracollo tanto grande alla DC) dirette conseguenze di una Repubblica dominata per quasi cinquant’anni da un sistema di favoritismi e compromessi (mai del tutto svelati) che ha dato i suoi frutti a distanza di un ventennio, un castello di sabbia che alla prima onda è caduto velocemente frantumandosi in milioni di debito pubblico, esuberi…

Quando Zalone nella canzone dice “la prima Repubblica non si scorda mai” ha forse ragione?! È davvero nella prima repubblica che le basi marcie di un sistema corrotto germogliano e si rafforzano fino a quasi sostituire quelle del sistema stesso?! Ognuno di noi (anche chi non conosce questa fase socio-politica) riesce a vedere i suoi frutti nell’Italia di oggi? È dunque mai finita questa PRIMA REPUBBLICA o ha semplicemente cambiato il modo di vestire? Ecomostri, condoni in zone pericolose (magari a rischio esondazioni), corruzione di enti pubblici, certificati e autorizzazioni rilasciati in cambio di qualcosa, falsi invalidi… sono argomenti chiusi all’interno della Prima Repubblica?

 

 

 

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